«Passa il tempo, passa la bufera»: un “Arrivederci” e il bollettino della quinta settimana

Le persone che costruiscono le case sono spesso molto perplesse, ma, se trovano gradevole quello sforzo, consiglierò loro di costruire un’imbarcazione […].

Jack London

 

«Ci avete dato la barca in cui non sentirci soli. Ci avete fatto sentire che si poteva alzare la testa e guardarci, costruire insieme strumenti per non lasciarci trasportare dalla bufera. Nel farlo, avete coltivato la nostra curiosità per gli altri. La capacità di collegamento e riflessione collettiva mi è parsa una bellissima maniera di non darla vinta alla bufera»: così una delle persone che hanno compilato l’ultimo questionario. Questa risposta ci ha evidentemente emozionato, ma anche fatto capire una cosa importante: non lo sapevamo, ma stavamo costruendo una barca. All’inizio era una zattera, decisamente di fortuna. Settimana dopo settimana ci siamo costruiti i remi, gli strumenti di bordo, ma soprattutto ci siamo ritrovati un fedele e appassionato equipaggio… 

Ma noi chi? Chi è quel “noi” che si è creato? Alcuni analisti ci hanno chiesto, in questi mesi, che tipo di persone hanno risposto ai questionari. La risposta è che non lo sappiamo, o almeno non da un punto di vista sociologico, o statistico: non conosciamo età, genere, provenienza, reddito del nostro equipaggio. Sappiamo che abbiamo ottenuto un totale di 817 compilazioni, per 583 persone partecipanti. Una manciata di queste (16) hanno compilato tutti e cinque i questionari, venti ne hanno compilati quattro, più di trenta ne hanno compilati tre, 46 due, quasi quattrocento solo uno (principalmente il primo, che, come forse ricorderete, ebbe un picco inaspettato di 480 risposte –  mentre i due successivi sono stati intorno alle cento risposte, il quarto 68 e il quinto e ultimo 59). 

Del resto, proprio nel primo questionario, ammettevamo di sentire: «l’esigenza di fare domande laterali, trasversali, che accendano la nostra capacità di auto-osservarci». Abbiamo aggregato un flusso di osservazioni (di sé, degli altri, della soglia che sta in mezzo) e di formalizzazione progressiva di nuovi habitus, nuove coerenze e nuove incoerenze. Siamo stati infaticabili costruzionisti, alle prese con la stesura del proprio oggetto di analisi collettiva. Come avrebbe detto Paolo Fabbri, «il costruzionista non fa che lavorare, deve costruire: soggetti, oggetti, sostanze, forme, dispositivi, valori, etc. E questa continua attività costruttiva è funzione di valori e della loro continua comparazione e valutazione». Se alcune volte le domande vi sono sembrate involute, è stato per seguire le volute delle risposte, farne un flusso e tradurlo volta per volta nei questionari, “imbarcare dati” attraverso un sistema qualitativo di pregnanze e salienze, ossia di figure che emergono da uno sfondo indistinto.

Le risposte all’ultimo questionario hanno chiaramente confermato un punto interrogativo circa la socialità: la necessità degli altri e quella di stare da soli pesano come due piatti in equilibrio su una bilancia. L’incertezza tra solitudine e socialità è fonte di un ermetismo che ci porteremo appresso. E poi: c’è il timore che nulla cambi, lo si sente dire spesso, ma specialmente in relazione non solo a questioni macro, ma anche alla gestione individuale delle proprie giornate, dopo aver scoperto la fattura speciale del tempo lento, liberato, tempo da perdere, tempo per l’ozio, tempo per sé, per le persone care… Se: «è piaciuta l’inutilità scientifica» di Passa il tempo, passa la bufera, siamo consapevoli che lo strumento di bordo (o sono remi?) che abbiamo confezionato con maggiore cura e attenzione è un rilevatore dei cosiddetti warm data, direbbe il Bateson Institute, ossia quei dati relazionali che danno senso (intelligibilità) a un sistema complesso e possibilità di apprendimento collettivo: quei dati dove la cosa importante è la connessione, non il punto.

 

Il Bollettino

Ecco il bollettino grafico. Come sempre, abbiamo accorpato le vostre risposte per ambiti o temi, che vedete elencati (numerati dal più ricorrente al meno ricorrente) sotto i titoli a destra, che riassumono le domande del quarto questionario. Nell’infografica, tra un nucleo e l’altro, potete seguire i legami tra le vostre risposte (come indicato nella legenda iniziale) e leggere alcune delle singolarità che abbiamo selezionato, riportate per esteso, scritte in blu. Buon viaggio.

(puoi cliccare sull’immagine per ingrandire la visualizzazione oppure fare download del documento)

«Questa postura di racconto, come strada per capire questa esperienza, sarà quello che mi porterò dietro» leggiamo tra le risposte. E ancora: mi è piaciuta «la vostra capacità di dire e farci dire cose importantissime con grande leggerezza». Abbiamo voluto forzare, forse meno, elicitare un senso di appartenenza a una comunità di riferimento (il nostro equipaggio!), estremamente variabile di questionario in questionario.

Oggi siamo qui per rilanciare e proporre un’occasione per siglare questa appartenenza con un incontro di persona (suggello abbastanza curioso per un’etnografia domestica, ce ne rendiamo conto). Forse è la cosa mancante: una meta comune per la navigazione. Chissà se funzionerà. Noi ci proviamo lo stesso e diamo un appuntamento (in carne e ossa!) al nostro equipaggio per il 6 settembre, alle Serre dei Giardini Margherita, a Bologna.

E quale migliore equipaggio di uno pirata? 🙂

Abbiamo aperto il primo questionario con uno pseudonimo, vogliamo chiudere altrettanto. Abbiamo usato il gioco per raccontarci in queste settimane, vogliamo chiudere altrettanto. Vi abbiamo chiesto che colore foste, che luogo avreste voluto raggiungere, che personaggio fosse diventato il vostro alter ego… ancora una volta, «Passa il tempo, passa la bufera».

Arrivederci al 6 settembre.